[Python] Quanto conta il linguaggio ?

Giorgio Zoppi giorgio.zoppi a gmail.com
Sab 18 Lug 2015 14:33:43 CEST


Caro Giovanni,
Condido in parte tuo pensiero e penso che tutto alla fine e´ common sense.
Ti trovi di fronte a problemi in diversi ambiti e ti trovi a risolverli a
seconda
di requisiti e dal background che hai nella ditta dove lavori. In alcune
strutture e compagnie internazionali sono rigide e hai poche scelte in
compagnie piu piccole puoi sceglierle. Io non mi fisserei tanto sul
linguaggio, che certo ha la sua improtanza per la produttivita, ma di piu
sulla qualita del prodotto che stai facendo.
Alla fine siamo professionisti informatici e dobbiamo fare qualcosa che sia
vendibile e  di alta qualita indipendemente dal contesto che talvolta dice
che non hai tempo...e questo che fa la differenza tra uno script kiddie e
un professionista ed e´anche un po quello che dice il libro Pragmatic
Programmer. Libro fantastico, la teoria delle finestre rotta e illuminante.

La *teoria delle finestre rotte* indica quella teoria sociologica
<https://it.wikipedia.org/wiki/Sociologia> secondo cui investendo le
risorse, umane e finanziarie, nella cura dell'esistente e nel rispetto
della civile convivenza si ottengono risultati migliori rispetto all'uso di
misure repressive.
Ad esempio l'esistenza di una finestra rotta (a cui il nome della teoria)
potrebbe generare fenomeni di emulazione, portando qualcun altro a rompere
un lampione o un idrante, dando così inizio a una spirale di degrado urbano
e sociale.

Lo stesso vale per il software, sia Python o Go o Java, alla fine se
e´pieno di finestre rotte (leggi bug), nessuno va a comprare o usare il
nostro software.
Detto questo imparare nuovi linguaggi apre la mente....e puo *migliorar il
nostro modo di fare software*...che e´ l'obiettivo principale.


Just 1c,
Saluti.




Il giorno 17 luglio 2015 19:35, Giovanni Porcari <
giovanni.porcari a softwell.it> ha scritto:

> Non metto OT perchè con sto caldo ci sono così tanti OT che sarebbe più OT
> parlare esplicitamente di Python.
>
> La mia domanda comunque nasce dalle recenti mail relative a python vs go
> e ai richiami ad altri linguaggi. Ho  visto appassionanti comparazioni
> su features più o meno esotiche, ho visto vantare leggibilità o
> possibilità di scrivere procedure meno esposte a bug, ho letto
> con interesse tutte queste cose ma alla fine mi sono chiesto:
> "Ma quanto conta il linguaggio per scrivere buone applicazioni ?"
>
> Io identifico come elemento primario nella scrittura di un’applicazione
> di una certa complessità la sua architettura. Ovvero come si riesce
> ad analizzare il problema e come questo si traduce in sotto problemi
> in un modo elegante e facile da mantenere.
>
> Se la nostra applicazione fosse un edificio assomiglierebbe
> ad una torre svettante nel cielo e ricoperta da una facciata
> tutta a specchi o sarebbe un edificio basso con profonde cantine
> e lunghi corridoi ? Assomiglierebbe al duomo di Milano o al Partenone ?
>
> Insomma io credo che il modo in cui un’applicazione si struttura
> in servizi condivisi, il modo in cui distribuisce le risorse
> di memorizzazione e di elaborazione, il modo in cui pianifica
> da subito i possibili futuri cambiamenti conti alla fine ben più
> del linguaggio usato. Il linguaggio è uno strumento di lavoro,
> il modo che ho per costruire l’edificio. Ma posso fare ottimi edifici
> persino in PHP e con questo credo di aver già rischiato di farmi
> strangolare.
>
> Quando sento dire che di volta in volta si può scegliere il linguaggio
> migliore per lo specifico problema io penso che sia un’affermazione valida
> per un ristretto numero di eletti (spesso grandi bevitori di birra) che
> riescono a padroneggiare i linguaggi con la stessa facilità con cui
> un bravo giocoliere fa volteggiare 12 mazze sulla sua testa mentre
> attraversa una stretta passerella su un precipizio.
>
> Io credo invece che uno sviluppatore non così abile, dovrebbe limitarsi
> a conoscere bene un linguaggio in modo da sfruttarlo al meglio
> e conoscerne soprattutto i limiti e i punti deboli.
> Quando si cambia cavallo si rischia spesso di ottenere un risultato
> meno valido non perchè questo sia un brocco, anzi, ma perchè non lo si
> conosce bene e si commettono errori che solo anni di esperienza
> ti portano ad evitare.
>
> Quindi io amo python perchè mi permette di concentrarmi sull’architettura
> della soluzione e mi aiuta a scrivere con naturalezza del codice che
> funziona bene e che riesco a mantenere. So benissimo che mi perdo
> un sacco di raffinate features, ma so anche che essendo comunque un
> ottimo linguaggio, non mi mette nella necessità di cambiare.
> Neppure per passare a python 3. Per le stesse ragioni che enunciavo prima.
>
>
> Mi piacerebbe sentire la vostra opinione su questo tema…
>
>
> G.
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