[Python] Translation from python to c, ist possible?

Marco Beri marcoberi a gmail.com
Lun 29 Lug 2013 11:44:59 CEST


2013/7/29 Dante Dis'Utopia <danteloi1993 a gmail.com>

> Il fatto è che il mio dovere è scrivere la gui in C!
>

Qui racconto un aneddoto (tutto vero!) e qualcuno mi perdonerà per qualche
parolaccia che dovrò usare.

Nel 1998 dovevo fare un progetto di gestione di stringhe, tante stringhe!
Non entro troppo nei dettagli ma diciamo che dovevo realizzare un progetto
che leggeva, controllava e correggeva circa 50 milioni di stringhe al
giorno. Un discreto numerello insomma. L'applicativo doveva controllarle e
renderle "masticabili" dal SQL Loader di Oracle (prima parolaccia).
Il contratto chiedeva di usare il C e che il programma doveva girare in tot
tempo.
Noi facemmo il prototipo in Perl (seconda parolaccia, ma era il 1998, solo
l'anno dopo usai per la prima volta Python
http://stacktrace.it/2007/12/30/qui-quo-e-qua/), prototipo che rispettava
tutte le specifiche del contratto (tranne, ovviamente, il linguaggio usato).
A questo punto il committente, tutto contento, disse più o meno così:
"Bello! Funziona tutto! Ottimo! Bene, adesso rifatelo in C e abbiamo
finito".
È chiaro che rifarlo in C voleva dire per noi far diventare un bagno di
sangue un progetto che invece era profittevole (
http://stacktrace.it/2009/11/04/contratti/).
Partì a quel punto una serrata trattativa tra me e il committente in cui
non ci fu verso di convincerlo.
Alla fine sapete come la spuntai? Gli fornii tutti i sorgenti in C di Perl,
spiegandogli che quello era il suo programma. Programma che necessitava,
per funzionare, di un file di configurazione che, nei fatti, era il file
.pl che costituiva il prototipo vero e proprio...

A denti stretti fu costretto ad capitolare.

Ciao.
Marco.
P.S. Quello è stato l'unico cliente con cui, nella mia carriera, mi
rifiutai in seguito di lavorare. Quando l'anno dopo mi chiese di estendere
il lavoro fatto, gli feci un preventivo chiedendogli 1.800.000 lire al
giorno (circa 900 € per i giovani lettori). Lui mi chiamò al telefono
sbraitando "POTEVI DIRMELO CHE NON VOLEVI PIÙ LAVORARE PER ME!". E io,
serafico: "Guarda che ti sbagli. Non sono io che non voglio più lavorare
con te, sei tu che non te lo puoi permettere...".
Un commerciale potrebbe storcere il naso, ma si lavora in proprio anche per
togliersi qualche piccola soddisfazione, o no?  Sono quelle cose che ti
fanno andare a letto con qualche soldo in meno in tasca e con un sorriso in
più sulla faccia. Priceless.

-- 
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