<div dir="ltr"><br><div class="gmail_extra"><br><div class="gmail_quote">2015-01-03 11:29 GMT+01:00 Massimiliano Pippi <span dir="ltr"><<a href="mailto:mpippi@gmail.com" target="_blank">mpippi@gmail.com</a>></span>:<br><blockquote class="gmail_quote" style="margin:0 0 0 .8ex;border-left:1px #ccc solid;padding-left:1ex"><span class=""><br>
</span>Ho consumato ddd prima di passare a python, per qualche motivo mi<br>
trovavo molto a mio agio col codice sorgente sotto.<br></blockquote><div><br></div><div>l? ti stampa il sorgente...</div><div><br></div><div>Poi si, ddd e' piuttosto furbino per certe cose. In effetti, oltre ad essere potenzialmente grafico, IIRC offre diverse cose che in plain gdb sono proprio scomode (e non e' questione di finestre). Mi e' anche capitato di soffrire la presenza di Emacs per usare ddd dentro Emacs per alcune sessioni piuttosto intense.</div><div> </div><blockquote class="gmail_quote" style="margin:0 0 0 .8ex;border-left:1px #ccc solid;padding-left:1ex"><span class="">
> Ah, forse se uno lavora con un IDE.<br>
><br>
</span>Beccato! E in effetti ora uso raramente pdb e mai gdb, ai breakpoints<br>
ci pensano PyCharm e QtCreator :)<br></blockquote><div><br></div><div>Io invece alla fine mi trovo proprio bene con pdb (ipdb). Sinceramente mi sara' capitato una volta di fare una session di debugging cosi' intenso da volere avere l'IDE. E comunque per me resta parecchio problematico il setup, visto che l'IDE gira sulla mia macchina, i software tipicamente no. Sicuramente no se voglio riprodurre bachi in produzione: il setup di un laptop e' troppo diverso da quello di un server per essermi eccessivamente utile.</div><div><br></div></div><br clear="all"><div><br></div>-- <br><div class="gmail_signature"> .<br>..: -enrico-</div>
</div></div>