[Python] Re: IDE per Python
Emanuele Santoro
santoro.emanuele a gmail.com
Sab 31 Mar 2007 16:01:37 CEST
Il giorno gio, 29/03/2007 alle 20.39 +0200, Enrico Franchi ha scritto:
> 1) vim
> 2) emacs
> 3) kate/kwrite
> 4) gedit
> 5) scite
Imho, è proprio questo il bello di GNU/Linux.
In fondo, programmi come vi (quindi anche vim, elvis ei vari cloni, ma
non [x|]emacs) aiutano a tenere in vita tradizioni che risalgono ai
tempi di UNIX (quello vero).
Vi è lo standard _de_facto_ su ogni sistema operativo in stile UNIX.
Io deciso di impararlo quandi ancora non avevo una stazione di lavoro
"stabile", quindi ho optato per qualcosa che avrei potuto trovare su
qualsiasi sistema Unix-like che avessi usato. E l'ho usato come editor
predefinito anche su Windows, per quel poco che l'ho tenuto (windows).
Il bello di vi[m|] è che è pienamente in linea con lo "stile UNIX":
tanti piccoli programmi che hanno un loro ben preciso compito, e fanno
solo quello e niente di più.
Vi era (o è ?) l'editor di UNIX, e faceva _solo_ quello. E' ovvio che
poi in VIM (Vi IMproved) sono stati aggiunti dei miglioramenti per
facilitare tutti i possibili utilizzi di questo fantastico editor, che
ad ogni modo contiunua nel tempo ad avere una sola funzione: editare
testo. Tuttavia continua ad avere la leggerezza l'intuitività delle
origini.
Io quando uso Eclipse mi sono accorto che a volte mi ritrovo a non
capire perchè l'editor non si chiude, e dopo un po' che premo tasti mi
accorgo che invece di prendere il mouse ed andare a cliccare la crocetta
in alto a destra sto scrivendo all'infinito: ":wq" (senza virgolette
ovviamente).
Vi è come UNIX/Linux: è potente, semplice, lineare e ci puoi fare di
tutto, ma bisogna saperlo usare.
Emacs è un ambiente operativo estremamente potente, con all'interno un
ancora più potente interprete lisp (il famoso interprete elisp).
Io ho provato diverse volte ad imparare emacs, ma non ci sono mai
riuscito.
Penso che sia perchè se si vuole usare emacs in modalità testo bisogna
avere otto dita per mano ed aver fatto prima dell'uso un allenamento per
sette anni in tibet con le varie combinazioni di tasti (i vari CTRL+X
+VATTELAPPESCA, META+V+NONMIRICORDO).
E non sempre, quando si lavora su un host remoto (a me piacciono gli
shell-account) si ha a disposizione X per far partire emacs-gtk2.
In quei casi, se si decide di fare un lavoro completamente in emacs, o
si hanno le mani alla Pagannini (il violinista) o si va in contro ad una
tendinite.
In parole spicciole: emacs è potentissimo, ma è pesante e non è per
niente in linea con la filosofia UNIX: fa qualsiasi cosa in qualsiasi
modo. E' è poco intuitivo.
Ma questo non significa che non sia produttivo. Come ha già detto
qualcuno se configurato bene Emacs è un ambiente perfetto per
programmare in Java.
Qualcuno potrebbe dire che GNU sta per GNU is NOT UNIX, quindi non sta
scritto da nessuna parte che Emacs (per diverso tempo progetto di punta
del progetto GNU) deve seguire la filosofia UNIX.
Ebbene, io credo che le tradizioni siano importanti.
UNIX (quindi anche Linux) era bello perché richiedeva un certo budget di
conoscenze per essere sfruttato al meglio: come dice il vecchio
proverbio:
"Unix IS user-friendly. It's just more selective on who his friends are"
Io credo che la scelta dell'editor sia anche una questione di stile di
vita. Mi dispiace che le tradizioni Unix stiano sparendo.
Io credo che usare vi sia uno dei modi per aiutarle a rimanere in vita.
Senza contare che usare vim aiuta ad avere molto più allenamento: se
devi tenere a mente molti dati perché non c'è un pannello con tutti gli
oggetti e le librerie importate, alla lunga riuscirai ad avere anche più
memoria.
Io sono per Vi.
Ma non sono estremista, di fatto consiglio anche editor ancora più
pesanti di Emacs (tipo Eclipse e NetBeans).
Poi è una questione di gusti.
Chiedo scusa in anticipo a tutta la mailing list se ho scritto
troppo. :P
Emanuele Santoro
--
manca qualcosa in me...
quel qualcosa che possa arricchire le mie giornate.
quel qualcosa che potrebbe rendermi più sicuro,più sereno.
quel qalcosa che potrebbe rendemi più piacevole agli occhi degli
altri,ma prima di tutto a me stesso.
quel …
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